Quattrocento posti per l'anteprima giornalistica. Recensioni celebrative sulle prime pagine di molti quotidiani. Ma personalmente non ci sto, non mi va di accodarmi a questa profusione di lodi che ha investito e investe il famoso Caimano. C'è chi l'ha definito l'esempio di nannimorettismo per eccellenza, io lo definisco un evidente sintomo di stress paranoide. Paranoia da berlusconismo, ma non è tutto qui. Nannimoretti, così l'ha definito Silvio Orlando su Vanity, avrebbe completato il suo ritorno alle origini con questo suo ultimo capolavoro.
Sì, ci sono alcune scene tessute con abile maestria, nelle quali si riconosce inquivocabilmente l'impronta di un grande regista (per chi ha visto il film, la scena del rifiuto di nanni alla parte da protagonista; la scena di Margherita Buy e Silvio Orlando che si inseguono in macchina), ma il film secondo me intreccia livelli di narrazione e di lettura diversi, quello della crisi psicologica-lavorativa-esistenziale del produttore di film di serie b e quello del personaggio del Caimano, dichiaratamente ispirato, modellato e forgiato attorno alla figura di Berlusconi. Orlando che straccia un maglione di cachemire con la chiave di casa in preda ad una crisi isterica; il caimano che compra finanzieri e imbecca giornalisti, trasferisce fondi neri all'estero e sorride sornione a quelli che saranno i suoi futuri elettori. Contraddizioni piuttosto slegate, che non riesco a sciogliere.
Il finale, poi, un boccone troppo grosso da mandare giù. Un mattone che secondo me cade in testa proprio quando pensi che il film non è poi così male. Un finale apocalittico, dal sottile tono ironico. Ma per me di cattivo gusto. Quando tutti rifiutano, Nanni - il primo ad essere stato chiamato e il primo ad aver rinunciato - impersona il Caimano. Serio, rigido, saccente. Anche di fronte alla scritta "la legge è uguale per tutti". Anche di fronte alla condanna a sette anni di reclusione. Nel finale, il parallelismo Caimano-Darth Vader di Star Wars. La folla in rivolta contro i giudici, loggia massonica rossa, lancia molotov contro il tribunale e lo incendia. E il Caimano si allontana, sorriso beffardo dentro l'auto blu, mentre alle sue spalle divampano le fiamme. Bravissimi gli interpreti: Silvio Orlando, magistrale nell'impersonare il produttore-padre-marito fallimentare, frustrato e disperato; Margherita Buy: le lacrime al telefono con il marito, la sua faccia spaesata nel campo da calcio; Michele Placido che interpreta l'attore famoso, deviato e meschino. E che "lancia l'amo" più volte, citando un certo Gian Maria Volontè..