08 novembre, 2008

Something will change

Qualcosa cambierà, qualcosa intanto cambia. Una frase stratrita e ritrita in questi giorni di obamiana vittoria. L'America sceglie quello che Silvio ha berlusconianamente definito un giovane bello e abbronzato (che di secondo nome fa pure Hussein), io prendo e me ne torno da dove sono venuta. Dalla-alla mia vecchia stanza che guarda sulla scuola media, dalla-alla frenesia delle strade milanesi, dal-al tram tram del nord. Che un po' è un tornare indietro, e questo lo percepisco in maniera forte e decisa, ma un po' mi auguro sigificherà andare oltre. Oltre quello che ero e facevo verso quello che sono e farò.
E pensare che ho iniziato questo blog tre anni fa quando io e i miei sogni abbiamo lasciato una vita che mi calzava a pennello - un mondo protetto e limitato, un gruppo di amici a cui sono ancora legatissima, un sistema fatto di universitaria meritocrazia - per un'altra che, lontana e diversa mi ha dato grandi soddisfazioni e grandi delusioni allo stesso tempo. Una realtà che mi ha fatto scontrare con la realtà vera, con tutto ciò che essa comporta. Ho costruito tante cose in questi ultimi tre anni, a partire da rapporti di amicizia, alcuni dei quali dureranno per sempre e altri che si sono già rotti o sono molto molto ammaccati, a finire con quelli professionali e con questa stanza dal colore indefinito e indefinibile che mi circonda. Mi viene da sorridere se penso a quanto ci ho messo ad appendere un quadro..e al fatto che non ho ancora montato il lampadario e le tende (comprate esattamente un anno fa). A quanto tempo ci è voluto per riempire gli scaffali della libreria (ne mancano almeno sette) e a quante cose, belle e brutte, si sono fatte e dette dentro questa casa. E poi ci sono quelle cose che non vorrei cambiassero mai: le serate al cinema al Mignon che ci fa lo sconto giornalisti, la pizza di Giacomelli e la gricia di Gildo. Il colosseo illuminato che vedi quando torni in macchina da testaccio, le vie strette di Monti, i palazzi austeri di Prati e la caciara della Garbatella. Le cassiere del Conad, il barista di Giolitti che non capisce nulla, la lavandaia da cui lasciamo le cose e le andiamo a ritirare mesi dopo e il mitico dr Minchia che per fare tr fotocopie ci mette tre ore. Ma, per cambiare, da qualche punto si deve partire..e questo è il mio punto. Che poi non sia in grado di chiudere definitivamente una porta e aprire un portone, è chiaro.Questo lo lascio fare a quel giovane abbronzato di nome Barack Obama. Quello sì che vuol dire cambiare.