Sono stufa di essere una pseudo giornalista che vuole fare la giornalista.
Ecco tutto.
Sono stufa di stare seduta in redazione a giocare alla piccola cronista parlamentare quando questo potrebbe benissimo essere un lavoro, e non un gioco.
Forse pecco di troppa poca modestia, lo so. Ma vi assicuro - e lo potranno assicurare anche tutti gli aspiranti giornalisti di questo mondo, che sono tanti, tantissimi, anzi: troppi - che questo mestiere, per me il più bello al mondo in assoluto, ha delle regole di accesso alla professione che fanno non solo acqua da tutte le parti, ma fanno letteralmente schifo. E fanno arrabbiare. Perchè? Perchè c'è chi impone un limite al numero di professionisti da sfornare ogni anno, ma le scuole di giornalismo spuntano come funghi dopo una giornata di pioggia. Anzi, ne spuntano molte più dei funghi. Ma c'è chi dice che ormai l'unico veicolo, l'unico tramite per arrivare al tanto agognato tesserino da professionista sia la scuola. E allora, facciamo questa benedetta scuola. Paghiamo questi benedetti diciottomila euro. Eppure le redazioni sono stra piene di raccomandati che fanno ancora il praticantato sul campo. Il campo vero. Che non ha proprio nulla a che spartire con lo scimmiottare il lavoro di una redazione. Specialità assoluta delle scuole di giornalismo. E vengono pure pagati, loro. La nostra grande opportunità, invece, quella per cui la gente si picchia, piange e si infila i coltelli dietro la schiena è lo stage estivo. Bella esperienza, per carità. Per me che sono capitata bene. Ma chi è estraneo a quetso ambiente non può capire. Non può capire che finiti questi tre mesi di lavoro, risate, cose imparate e domeniche passate in redazione al posto che al mare, tutto finirà. E' stato bello, ma fine del gioco. I giornalisti veri rimarranno in redazione. Noi ragazzi torneremo sui banchi e chissà che tra tre o quattro anni non ci si riveda per una sostituzione estiva. Anche se siamo svegli, se siamo bravi. Quello poco importa. Sfogo da stanchezza, in fondo stanotte ho dormito solo quattro ore. Ma anche agli aspiranti giornalisti almeno non è negato divertirsi, il sabato sera. E riunirsi in queste combriccole che ci legano trasversalmente, in nome della nostra condizione comune.