Due settimane dall'inizio della scuola di giornalismo e la mia mente è già vuota, stanca e incapace di concentrarsi sulla realizzazione di un pensiero minimamente complesso. E' grave, gravissimo. Ma prima o poi - almeno credo e spero - riuscirò ad uscire da questa terribile empasse. Ora scriverò delle cose che hanno riempito la mia vita e le mie giornate in queste settimane. Pensieri da una riga o poco più, ovviamente. Di più, mi spiace, non riesco a fare. Colpa della Luiss che mi spegne il cervello.
1) Yahoo ha cambiato il layout della casella di posta. Molto carino e ben organizzato, non c'è che dire. Di fatto non trovo il "tasto" nuovo messaggio. E per inviare le mail devo inoltrare quelle ricevute, cancellare il vecchio contenuto e cambiare l'indirizzo del destinatario.
2) Esistono anche gli scooter a tre ruote che sono fatti al contrario rispetto a un triciclo (nel senso che hanno due ruote davanti e una dietro. Lo so perchè ce l'ha il mio ex caporedattore di Sky. Dice che serve a rimorchiare le 35enni.
3) Britney Spears ha divorziato dal marito dopo 2 anni di matrimonio e due figli dai nomi assurdi.
4) E' uscito un nuovo tipo di Bacio Perugina. Rosso, contiene una ciliegia. Ma non l'ho mai provato.
5) Ho visto in anteprima il film "L'amico di famiglia" di Paolo Sorrentino. Per chi avesse voglia, qua sotto c'è la mia recensione..che verrà pubblicata sull'organo di stampa più importante al mondo: Luissmedianews.
Non confondere mai l’insolito con l’impossibile. Geremia l’usuraio – interpretato da un bravissimo Giacomo Rizzo - ha pochi ma saldi principi in testa. E questo è uno di quelli. Artista del prestito ad usura per seguire le orme del padre fuggito, fisicamente ripugnante e morbosamente attaccato alla madre, è lui l’indiscusso protagonista de L’amico di famiglia, ultima fatica di Paolo Sorrentino. Centodieci minuti immersi nelle mille e ridicole idiosincrasie del grottesco Geremia de’ Geremei, nelle sue morbosità, ma anche nella sua solitudine e nella sua inadeguatezza a vivere una vita e delle relazioni reali. Cammina veloce col suo braccio misteriosamente rotto reggendo un sacchetto di plastica pieno di gianduiotti, batte palmo a palmo parchi e spiagge dell’Agropontino, con tanto di metal detector, alla ricerca di quattro spiccioli. Non ha amici. L’unico che sembra prestargli attenzione è il barista Gino, un Fabrizio Bentivoglio con il country nel cuore e il Tennessee in testa. Presta denaro a strozzo, Geremia. Anzi, come ci tiene a precisare, presta il mondo alla gente quando questa se lo perde per un momento. Tutto con l’aria da “amico di famiglia”, appunto. E dal suo negozio – che pare una rispettabilissima sartoria in una città qualsiasi - passano le persone più diverse. Una vecchia fanatica del bingo, un figlio illegittimo che vuole acquistare il titolo nobiliare del padre per fare affari col Vaticano, un padre che non ha i soldi per le nozze della figlia. Ed è proprio quest’ ultima, Rosalba (Laura Chiatti), che farà tremare il mondo di Geremia, fatto di morbosità e avarizia. Lei che rifiuta, depreca e schifa questo fantomatico “amico” che mette il naso anche nella scelta delle sue bomboniere. Lei, bella ( vince il titolo – squallido e strapaesano - di “miss Agropontino”), che finirà per usare questo vecchio repellente, quando avrà bisogno di andare oltre, quando vorrà la sua indipendenza lontana da un matrimonio troppo acerbo e senza amore. Fingendo di amare proprio l’usuraio. “Insolito, ma non impossibile”, avrà pensato Geremia. Che, inseguendo questo sogno, firmerà la sua rovina.
E’ tornato, Paolo Sorrentino. Il film , terzo lungometraggio dopo L’uomo in più e Le conseguenze dell’amore, presentato a Cannes lo scorso maggio ma poi rimaneggiato e alleggerito, porta impresso il tocco inconfondibile del trentaseienne regista napoletano. La maestria delle inquadrature, l’originalità e la leggerezza con cui si muove la macchina da presa. Complice la mano di un grande direttore della fotografia, Luca Bigazzi, e una bellissima colonna sonora, firmata questa volta da Teho Teardo. Pretenzioso e complicato come al solito, ci regala un’ennesima splendida “commedia” – proprio il regista ci tiene a sottolineare quanto il film appartenga appieno a questo genere - dei caratteri. Eppure, questa volta Sorrentino non sorprende. Soprattutto sul piano della sceneggiatura. Si conoscono i suoi temi cult, i suoi personaggi. Che sembrano non convincere fino in fondo, aggrovigliati in una trama troppo densa di peculiarità, caratteri e temi di riflessione. Etichette: nonsapevochescrivere e cinema