Torri, trivial pursuit e Scampia
Questo week end ho finalmente preso il treno e sono andata a trovare la mia amica Lavinia a Bologna. Un bel week end, una bella città. Solare, intrisa di cultura e divertente. Anche se faceva un freddo cane.
Dopo questo week end bolognese, ho capito un bel po' di cose.
1. a Bologna il reato più diffuso è il furto di bicicletta. Se ti rubano la bici, puoi ritrovarla in via Zamboni, dove, sotto i portici, la puo ricomprare da chi te l'ha rubata. Alla modica cifra di quindici euro.
2. Esiste una Feltrinelli che chiude alle 2 di notte, cosa mai vista in nessuna delle grandi città d'Italia in cui sono stata.
3.I bolognesi a Bologna sono pochi. Invece, ci sono un sacco di napoletani, tutti concentrati nella vita della mia amica Lavinia-Micol.
4. Le caselle arancioni di Trivial Pursuit, nonostante recitino la dicitura "sport", possono essere abbinate a domande del tipo: "qualche champagne francese ha l'etichetta arancione?".
E ora una cosa un po' più seria.
A tavola con tre ragazzi di Napoli (due di Napoli e una di Aversa, precisamente) parlavamo di camorra, di Saviano, delle vele di Scampia. E di loro che hanno smesso di aver paura di uscire di casa solo una volta arrivati a Bologna, che ogni volta che tornano a casa riprendono a nascondersi i soldi nei calzini se devono girare con più di 50 euro. Di gente per bene che vive alle vele di Scampia e non si droga nè uccide eppure vive lo stesso in quello schifo, dei piccoli politici (non importa il colore) che si comprano i voti di questi quartieri accordandosi con i boss: tu mi dai i voti, io prometto che la polizia non si impiccerà dei tuoi traffici. Mi hanno raccontato di gente che difende la camorra perchè è l'unica possibile fonte di reddito che ha, di poliziotti ventenni che hanno paura a immischiarsi in queste faccende di droga e omicidi perchè si ritengono troppo giovani per rischiare la pelle. "Ma la colpa di chi è? Come si può fermare questa situazione viziosa e negativa?". Domande banali, le mie. Interrogativi posti da una che Napoli l'ha vista solo da lontano e che pensa che Napoli sia la città della pizza, delle sfogliatelle, della smorfia e di Piazza del Plebiscito. E loro mi hanno risposto che non lo sanno, che la soluzione non solo è lontana ma è praticamente impossibile da ottenere. Che la responsabilità è di un sindaco "inutile" (Rosa Russo Iervolino) che è stato votato perchè "almeno non è camorrista", ma la colpa è anche della borghesia napoletana che ignora i problemi e li alimenta con le piccole e apparentemente banali azioni quotidiane, buttando la spazzatura per strada, tanto per dirne una. Mi hanno fatto capire che dovrebbe risponderne lo Stato, ma ormai è troppo tardi: il potere della camorra è troppo forte, soprattutto sul piano economico. E va al di là del traffico di sigarette o di dvd pirata, si parla di rispettabilissime catene di abbigliamento (è stata citata la Alcott) che sono proprietà di un camorrista. E che è talmente facile sostenere questa rete mafiosa indirettamente e senza accorgersene. Chi rinuncerebbe a un posto di lavoro come commesso in un negozio Alcott? Chi evita di comprare qualcosa perchè sa che i suoi soldi vanno nelel mani del boss di turno?
Hanno ragione. E io, con le mie velleità di "ricostruzione" sociale mi sono sentita piccola piccola.