Ricatapultata (con tanto di nostalgia e jet lag)
Il fatto che stamattina mi sia svegliata alle 5 come fossero le 11, che abbia attraversato alle 830 la città semi addormentata per passare 12 ore al festival del cinema (dove Viggo Mortensen ha abbinato un'orribile maglietta rossa con su scritto "hungary" ad un vestito nero per poi avvolgersi nella bandiera della sua squadra del cuore) e poi ritrovarmi a finire un pezzo per un altro giornale a quest'ora si potrebbe definire la corsia preferenziale in uscita da una settimana in paradiso. L'uscita preferenziale significa espulsione automatica. E irrimediabile.
Sono stata alle Seychelles, sì. Mea culpa. Ho accarezzato la sabbia bianca con le mani a mò di clessidra, ho posato le cuffie dell'ipod per lasciare spazio ai rumori del mare e del vento nelle orecchie abituate al casino metropolitano. Ho nuotato con una tartaruga per mano, , ho bevuto un aperitivo "molecolare" e ho fatto human surfing nell'acqua cristallina. Ho fatto il saluto al sole immersa nella giungla come solo Christy Turlington pensavo potesse fare (vabè dai, io l'ho fatto un po' peggio), ho avuto un maggiordomo e mi sono svegliata all'alba per godermi uno spettacolo che poche volte si vede, mi sono immersa in una vasca da bagno di pietra decorata da candele assaporando il privilegio. Forse salvo questa pagina e la rivedo domani con calma, mi dico. Perchè non ho raccontato proprio nulla dei miei giorni a Mahè e chiunque legga non capirà nulla. Poi penso che domani non avrò tempo e che c'è poco da dire: bisogna prendere e andare. Non in un resort 5 stelle, magari. Ma tanto con il mare azzurro e la sabbia bianca ci si sente dei ricconi lo stesso.