26 ottobre, 2008

Ricatapultata (con tanto di nostalgia e jet lag)

Il fatto che stamattina mi sia svegliata alle 5 come fossero le 11, che abbia attraversato alle 830 la città semi addormentata per passare 12 ore al festival del cinema (dove Viggo Mortensen ha abbinato un'orribile maglietta rossa con su scritto "hungary" ad un vestito nero per poi avvolgersi nella bandiera della sua squadra del cuore) e poi ritrovarmi a finire un pezzo per un altro giornale a quest'ora si potrebbe definire la corsia preferenziale in uscita da una settimana in paradiso. L'uscita preferenziale significa espulsione automatica. E irrimediabile.
Sono stata alle Seychelles, sì. Mea culpa. Ho accarezzato la sabbia bianca con le mani a mò di clessidra, ho posato le cuffie dell'ipod per lasciare spazio ai rumori del mare e del vento nelle orecchie abituate al casino metropolitano. Ho nuotato con una tartaruga per mano, , ho bevuto un aperitivo "molecolare" e ho fatto human surfing nell'acqua cristallina. Ho fatto il saluto al sole immersa nella giungla come solo Christy Turlington pensavo potesse fare (vabè dai, io l'ho fatto un po' peggio), ho avuto un maggiordomo e mi sono svegliata all'alba per godermi uno spettacolo che poche volte si vede, mi sono immersa in una vasca da bagno di pietra decorata da candele assaporando il privilegio. Forse salvo questa pagina e la rivedo domani con calma, mi dico. Perchè non ho raccontato proprio nulla dei miei giorni a Mahè e chiunque legga non capirà nulla. Poi penso che domani non avrò tempo e che c'è poco da dire: bisogna prendere e andare. Non in un resort 5 stelle, magari. Ma tanto con il mare azzurro e la sabbia bianca ci si sente dei ricconi lo stesso.

02 ottobre, 2008

Dovevo sopravvivere: il lato antiglamour della settimana della moda

Dallo scorso post ad oggi è passato un uragano che si chiama La Settimana della Moda. Potrei spendere fiumi di parole nel descrivere quel delirante subsistema mondiale che si chiama la moda. Che è fatto di super convenzioni, di supermagre attempate, di gay, di russi, di giapponesi ed è capitanato da una donnina impeccabile che sarà grande come Polly Pocket (Anna Wintour). Ma sarebbe troppo lungo. La settimana della moda la descriverei come una specie di ossimoro: un tour de force che una persona dovrebbe cercare di vivere al meglio delle sue possibilità. Se non mentali, almeno estetiche. Un bel dire visto che la prima sfilata è alle nove di mattina e l'ultimo cocktail finisce, se va bene, alle dieci di sera. Dall'altra parte di Milano, ovvio. E che nel frattempo una dovrebbe anche lavorare scrivendo quant'è romantica la donna di Armani, quanto è bella Cate Blanchett, quanto sono alti i tacchi di Prada e quanto sono sfigate le modelle che ci devono camminare sopra a mò di airone.
E qui scatta l'impossibilità di essere come si dovrebbe. La settimana della moda tira fuori, sviscera l'antiglamour che è in ogni persona normale. Ho fatto cose profondamente anti-glamour come cambiarmi le scarpe col tacco davanti all'ingresso delle sfilate, mangiare una focaccia straunta camminando da uno showroom all'altro, spostarmi di sfilata in sfilata con il passante ferroviario, arrivare da Versace di corsa tutta scapigliata perchè ero in ritardo e un tassista non mi voleva accompagnare da piazza Duomo a piazza Vetra perchè "il percorso è troppo breve, io ci smeno". Ho attaccato il pc alla presa di uno dei maxischermi della camera nazionale della moda scrivendo un pezzo seduta per terra sull'orrida moquette, ho rifiutato gli stuzzichini "ma signorina questo e riso nero arrotolato in mini foglie di vite!!" perchè al sesto giorno di miniassaggi non ce la fai più, sono stata a tre cocktail in una sera, fatto tre sorrisi-tre chiacchiere-tre flute di champagne con tre sconosciuti differenti di cui, differentemente, non me ne fregava niente. E poi, il settimo giorno mi sono riposata. Non come Dio, tranquilli.
Dovevo sopravvivere. Perchè il mio traguardo era oggi. Oggi è giovedi. E se per alcuni è il giorno delle polpette o del minestrone, per me è il giorno di Veronica. Della sua faccia che non è ritoccata da photoshop: è proprio così plasticosa. Però Veronica mi è simpatica: è venuta a fare audience a una conferenza organizzata dalla figlia. E mi ha anche detto "grazie per averlo detto lei". Che è orgogliosa di Barbara e della sua vocazione buonista, mica che ha sposato un idiota.