22 gennaio, 2009

Chi ben comincia. Le sfilate, Michelle Obama e Costantino.

Primo post dell'anno. E compleanno del mio unico lettore. Ci sono parecchie cose da festeggiare oggi o almeno così mi pare. Dove sono finita dall'ultimo post al 22 gennaio?
Bisogna dire che noi giornalisti di moda - mentre siamo ancora al primo segno zodiacale dell'anno - abbiamo già lavorato parecchio. Le sfilate maschili mi hanno aperto un universo di modelli un po' troppo effemminati e fashion show sottotono. Per dirne una, da Versace non c'era neanche l'aperitivo con lo champagne. Lesa maestà. Però da DSquared c'e era un simpatico giovane che alle nove di mattina di un piovoso martedì indossava un berretto da uniforme militare e un paio di decolletè di vernice rossa tacco dodici. E pure senza calze.
Gli unici raggi di sole sono stati mr David Beckham - apparizione da premio oscar alla sfilata Emporio Armani: scende dal posto di guida da un'audi A8 nera e, incurante dei fotografi e della pioggia pedante, si sistema la giacca blu e si avvia all'ingresso (lasciando la portiera aperta e la macchina, di traverso, in mezzo alla strada) - e un modello ignoto che io e la Franci abbiamo visto sia da New York Industrie sia da Scervino. Volevamo convincerlo a venire via con noi, a lasciare l'effimero e superficiale mondo della moda per il focolare domestico (avrebbe potuto farci anche da segretario o da maggiordomo visto che ne necessiteremmo entrambe con urgenza) ma non abbiamo ottenuto risultati. In compenso abbiamo preso un caffè da Cova con accanto Costantino Vitagliano (che ignoro se si scriva con gl oppure no): pelle color mattone, cappellino da baseball calato in testa, cappuccio della felpa verde tirato su. Al chiuso, ovviamente. L'unica notizia degna di nota è che la mia borsa, bilancia alla mano, è arrivata a pesare ben 5.4 kg, comportando una parziale lussazione della spalla destra. Compensata da un dolore terribile al piede sinistro, nonostante non abbia messo un tacco neanche a pagarmi.
Ora che le ferite di guerra sono guarite e che i miei ritmi sonno-veglia stanno ricominciando a tornare normali (quelli alimentari no: ho sempre fame e ho un'irresistibile voglia di barrette dietetiche -mio alimento must in tempo di sfilate) vorrei spendere qualche parola -da giornalista di moda - sull'argomento del momento: Lady Michelle. Michelle O. O come la volete chiamare. Tutti a schierarsi contro i suoi abiti meringa che le allargano i fianchi a suon di tulle. Tutti contro il giallo che "eh, però poteva stare sul nero che è più fine e sfina pure, così sembra un po' una capitata lì per caso". Sì è vero, io avrei scelto altri vestiti. Ma non dimentichiamo le cinque ragioni per cui Michelle se ne può altamente infischiare dei giudizi del mondo su come si veste:
1)ha due lauree, Princeton e Harvard. Mica Cepu.
2) è un avvocato di grido
3) ha un marito che si chiama Barack Obama e non solo è l'uomo più potente del mondo, il primo nero a diventare Presidente, l'uomo in cui l'America ha più fiducia e blablabla, ma ha anche due addominali da paura e non lo crediamo tanto stupido da farsi beccare con la Monica Lewinsky di turno nella stanza ovale. Sempre che sia uno di quegli uomini che tradiscono la moglie e non è detto.
4) non è una bellezza, ma non ha all'attivo foto agghiaccianti come quella di Hillary Clinton da giovane e questo è già un buon punto di partenza.
5)si veste meglio di innumerevoli donne della politica mondiale (Clinton, Merkel, Regina Elisabetta). Non può competere con Carla Bruni ma dalla sua ha che il suo forte non sono i servizi fotografici nè quattro accordi base con la chitarra oltre al punto 1, 2 e 3.
Il tutto, contrariamente a Jackie Kennedy, la cui figura si regge notoriamente su quattro abitini bon ton, un filo di perle( icona di stile, per carità), un marito presidente morto ammazzato e un armatore greco scippato a Maria Callas.